giovedì 22 aprile 2010

e Kathèuda va...


Oggi, dopo i soliti problemi di rimbalzo tra i vari uffici del comune di Milano, ho avuto conferma dall'assessorato Teatro e Danza per Kathèuda. Sanno tutti fin dall'inizio che le cose si possono fare, ma la burocrazia prevede la complicazione anche delle cose più semplici, talvolta per scaricare la colpa sugli altri in caso di problemi. Fortunatamente sono stata seguita da un abile e gentile Sig. Callegari che mi ha aiutato nella gestione dei casini tra assessorato (sfilza di suoi sueriori) e Occupazione Suolo Pubblico (altro ufficio di quelli che mi incasinano l'esistenza).
Ora, se il 26 maggio dovesse piovere, credo che potrei andare incontro a una grave crisi isterica!

Abbiamo le performer, almeno tre sicure. Stefania Testagrossa, Giada Nossa e Carlotta Origoni (attendo sua conferma) e tramite lei dovremmo accedere ad altri attori del Paolo Grassi, soprattutto per future collaborazioni.

Sì perché ho in cantiere un piano di conquista del mondo, tra le altre cose...
Portate pazienza alchimisti!

BIRD HOUSES trovano casa a loro volta

Sugli alberi dei Giardini Pubblici Indro Montanelli (di pta Venezia).Salvo imprevisti (deterioramento o atti vandalici) resteranno esposte in loco fino al 2012. E' possibile reperire la mappa cartacea dell'installazione presso l'adiacente Museo Civico di Storia Naturale (aperto fino alle 17.30) o presso il Bar Bianco all'interno dei Giardini. Potete stamparla a casa scaricandola dal sito laboratorioalchemico.com



Siva

Vescovi


Rotondi


Secco


Lupo


Francolino


Fracassio

Martinez

Berse

Beolchi

Karanovic

Argiolas


sabato 27 febbraio 2010

studio d'artista

Tamara Ferioli, Siva, Andrea Francolino, Florencia Martinez








bird house



Sono in fase di consegna casette, quindi sto mettendo il naso negli studi degli artisti

lunedì 8 febbraio 2010

kathèuda - le quattro figure dormienti






Kathèuda è una performance d'arte contemporanea, rivolta al pubblico dei passanti, che avrà luogo mercoledì 26 maggio 2010 a Milano, dalle ore 17.00 alle 19.00 in Piazza Castello, Corso Vittorio Emanuele II, Piazza Fontana e Piazza Sant'Eustorgio.
Si tratta di quattro figure femminili dormienti (sdraiate, immobili), ognuna delle quali sarà presente in uno dei quattro punti menzionati della città. Le figure rappresentano quattro momenti significativi nella vita della donna: menarca, matrimonio, gravidanza e lutto.

L’evoluzione individuale di ogni essere umano è strettamente legata alla preparazione e al superamento di tappe imposte dalla società cui egli appartiene. Ogni percorso si divide in mete: raggiungerle e porsene altre è parte integrante della vita di ognuno di noi, che questo avvenga più o meno consciamente. E questo è un fenomeno trasversale per tutte le culture, siano esse tradizionali, quindi ancora fortemente legate al sacro, o moderne, occidentali, tecnologiche.
Tutto questo presuppone che prima di raggiungere un obiettivo e dopo averlo raggiunto ci si senta due persone diverse. Cambia il nostro status sociale e la percezione che abbiamo di noi stessi, ma anche quella degli altri nei nostri confronti. Da un istante all’altro ci troviamo cambiati, rivestiamo un nuovo ruolo e si presentano nuove responsabilità, nuove aspettative.
Nel progetto Kathèuda (quattro scatti fotografici e performance) vorremmo porre l’attenzione su cosa sancisce il passaggio da uno stadio esistenziale a un altro, ovvero i riti di passaggio come fenomeno universale e necessario per tutte le culture del mondo.
Abbiamo scelto di rappresentare figure femminili per ovvia sintonia e perché la donna si trova ad affrontare fenomeni affascinanti nel corso della propria vita, primo fra tutti la gravidanza.
Il rito di passaggio, che si tratti della cerimonia di nozze tra i Khond dell'India meridionale o di una laurea occidentale, presuppongono un graduale investimento di energie per raggiungere lo scopo, che culmina, al termine dell’iter, in una cerimonia, un riconoscimento pubblico che garantisce il passaggio di stato. Andando a indagare microscopicamente i rituali, che siano essi rigidamente strutturati o che lo siano approssimativamente, vorremmo poterci concentrare sul suo momento culminante, potendo individuare un ipotetico istante in cui il soggetto della cerimonia transita da uno stadio a un altro come sospeso tra una zona e l’altra, senza essere nulla. In quella specifica frazione temporale vorremmo poter immaginare la figura femminile interpretare quel “nulla” attraverso l’allontanamento da se stessa che solo il sonno e la morte possono permettere. In un momento culminante, in cui l’essere se stesse è al centro dell’attenzione di tutti, le figure dormienti si estraniano, rendendo eterno quell’istante in cui il “non essere” è una condizione imprevista, come sottraendosi all’indispensabile socialità richiesta ad ogni individuo. Questo apre una riflessione sull’essenza del nostro essere, sul nostro essere a prescindere dalla società cui apparteniamo, quindi potremmo definirlo una sorta di “non essere”, perché estraniarsi dalle proprie radici culturali e sociali vorrebbe dire cancellare la nostra identità, raggiungendo una profondità interiore nascosta e primordiale.

Le figure scelte rappresentano quattro passaggi importanti nella vita della donna: primo ciclo mestruale (menarca), matrimonio, parto, lutto. Ognuna di queste figure è riconducibile alle stagioni, così come è possibile “riconnettere le cerimonie dei passaggi cosmici alle cerimonie di passaggio umane” (Arnold Van Gennep, I riti di passaggio. 1981, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 6). Ognuna della figure è strettamente legata all’ambientazione architettonica in cui è inserita, scegliendo come città Milano. Il colore dell’abito che indossano ha un preciso significato. Il menarca, in abito rosso, in piazza Castello, la rinascita della natura e la maturità sessuale; fa da sfondo il Castello Sforzesco che richiama una dimensione fiabesca, legata ancora all’infanzia. Matrimonio, in abito bianco, la donna che raggiunge la piena maturità emotiva e sessuale, nella Galleria Vittorio Emanuele II, al centro dell’intersezione delle due braccia della struttura, come l’incontro della donna con l’amore, un luogo coperto e protetto dalle intemperie, così come l’unione coniugale è fonte di protezione e sostegno.
La gravidanza, abito verde, in Piazza Fontana, l’acqua come fonte di vita. La figura che si confronta con il lutto, abito nero, la natura si addormenta. Il luogo scelto è piazza Sant’Eustorgio con di sfondo la Basilica intitolata al santo, luogo sacro, di raccoglimento e riflessione, abbandono e conforto nella fede, chiusura del ciclo esistenziale.

domenica 7 febbraio 2010

BIRD HOUSES work in progress...









Le casette sono realizzate esclusivamente con materiale recuperato, soprattutto legno proveniente da bancali, l'aspetto grezzo e imperfetto è determinato da questa scelta. La struttura è creata seguendo le indicazioni di LIPU affinché gli uccelli possano trovare nei nostri nidi le migliori condizioni per allevare i loro piccoli

BIRD HOUSES, il nuovo progetto di Laboratorio Alchemico

Le bird houses saranno 10 piccoli nidi artificiali realizzati esclusivamente con legno di recupero, seguendo i principi di Laboratorio Alchemico, particolarmente sensibile al tema ecologico, ambientale e del reciclo. Le dimensioni saranno di circa 20 x 20 x 20 cm, con un piccolo foro d'apertura per l'ingresso del volatile. Ognuna delle case per uccelli verrà assegnata a un artista che le dipingerà, selezionando gamme cromatiche che, mimetizzandosi con l'ambiente, risulteranno accoglienti per i piccoli uccelli. Visto il riscontro positivo da parte del Comune di Milano, con l'appoggio del Garante degli animali Gianluca Comazzi, procederemo all'inserimento delle case nel contesto cittadino attaccandole agli alberi, dal 14 aprile 2010, data che coincide con l'inizio del Salone Internazionale del Mobile di Milano. Distribuiremo nei luoghi più popolati della città in quel periodo (zona Tortona, Bovisa, uffici pubblici) materiale promozionale con cartina su cui saranno segnate le stazioni installative interessate.
Tra le zone selezionate: Piazza Fontana, Piazza della Scala, Parco Sempione, Piazzale Cadorna, Piazza Sant'Eustorgio, Brera, Giardini di Porta Venezia, zona Tortona, Stazione Centrale, Piazzale Cimitero Monumentale. Inoltre in accordo con l'Associazione Onlus LIPU, vorremmo inserire i nidi all'interno di un percorso di Bird Watching.
Vorremmo fissare le bird houses all'altezza di circa 2.50-3 m (visibili ma fuori dalla portata), posizionandole nel punto di incontro tra tronco e ramo preferibilmente, con spago e filo di ferro in modo da renderle sicure e stabili.

Abbiamo concepito l'installazione come permanente o da lasciare in loco almeno per un anno.

Abbiamo proposto al Museo Civico di Storia Naturale di poter esporre all'interno della struttura le case-opere d'arte dal giorno 1 al 10 aprile 2010, ottenendo un riscontro positivo da Mauro Mariani, Coordinatore del Polo dei Musei Scientifici di Milano.


"Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace;
il rifugio, non soltanto da ogni torto,
ma anche da ogni paura, dubbio e discordia."


da Sesamo e gigli di John Ruskin


Le moderne metropoli sono enormi luoghi d'accoglienza. C'è posto per tutti: ci si vive, si lavora, si socializza. Un luogo ideale per consumatori di servizi al passo coi tempi. Ma l'architettura delle grandi città non sempre coincide con le esigenze pratiche ed estetiche di chi si trova a doverne usufruire direttamente, ovvero i cittadini. E così anche gli spazi di transito quotidiano risultano asettici e spesso angusti. Ci si allontana sempre di più dal sentire la propria città un bene comune e, tanto meno viene percepita come un bene individuale, personale, di cui occuparci poiché ci appartiene tutelandolo con piccoli gesti e accortezze. Secondo l'opinione di Franco La Cecla, realtà abitative marginali come quella degli squatters o delle favelas permettono una relazione con lo spazio più personale e spontanea, più diretta.
L'unica dimensione spaziale su cui possiamo realmente ancora intervenire, per personalizzarla e incidere il nostro segno, è l'interno della nostra casa. L'espressione creativa individuale è relegata all'interno di piccoli appartamenti monofamigliari. La propria casa, nella grande città, diventa un luogo prezioso di intimità che permette di ritagliare una dimensione personale. E' senza dubbio il luogo della protezione per eccellenza, in cui ci sentiamo più a nostro agio. Seppur la casa non sia un bene scontato. Ci sono condizioni non sempre facili, come per gli studenti costretti a condividere appartamenti e stanze con sconosciuti, gli immigrati stretti in microscopici appartamenti, le persone che non hanno la possibilità di pagarsi un affitto rischiando di perdere la casa e di vivere per le strade (4.000 senzatetto solo a Milano). Oltre a tutte le realtà domestiche di disagio, come le difficili relazioni all'interno delle famiglie che troppo spesso diventano veri casi di violenza domestica. Quindi in moltissimi casi l'abitazione assume accezioni negative, percepita come luogo di malessere, pericolo, soffocamento. Viene spontaneo associare al senso di estraneamento verso il nostro ambiente, le condizioni di disagio e difficoltà che devono affrontare quotidianamente i piccoli uccelli di città trovandosi, come noi, alle prese con una città sempre di corsa che ha sempre meno spazio per i suoi abitanti.

Il progetto delle Bird Houses nasce come riflessione sul concetto di casa nelle sue molteplici accezioni. Quelle che vorremmo creare (case per piccoli uccelli di città dipinte da artisti contemporanei che operano a Milano) fanno riferimento all'idea di abitazione come manifestazione della creatività individuale e come luogo di riparo dalle insidie del mondo, sollecitando un'ampia riflessione sulla necessità di un'edilizia pubblica e privata che tenga conto del parere dei cittadini/abitanti e una riflessione sul piano della tutela delle singole realtà famigliari, abitative e domestiche, dove troppo spesso si consumano realtà di disagio che restano all'oscuro. Donando così una casa ai piccoli volatili che popolano numerosi la nostra città. Ognuno merita il suo luogo di pace, secondo la definizione di Ruskin.